05 ottobre 2013

Giap-Giap-Ho Chi Minh

il manifesto 5.10.2013 Il suo nome aveva ritmato i passi di un paio di generazioni: “Giap – Giap–Ho Chi Minh”. Anche di queste cose è fatto un mito: un nome che diventa suono e un suono che si rende autonomo dalla materia a cui si riferiva. Adesso che arriva la notizia della sua morte, a 102 anni, tanti di quelli di noi che scandivano col suo nome i cortei, e magari qualche volta non sapevano neanche tanto bene chi era, sono quasi sorpresi dal fatto che non si era dissolto insieme con quelle sfilate. Giap-Giap era il suono di un sogno e di un mito, ma Võ Nguyên Giáp era una persona e una storia. Era vivo, anche se dopo tanto tempo non sapevamo più se lottava insieme a noi, o se noi lottavamo ancora insieme a lui. Il Vietnam è stata una delle ultime volte in cui potevamo pensare di sapere da che parte stare, chi aveva torto e chi aveva ragione. Poi le cose si sono confuse, il Vietnam libero e rosso è stato diverso da come lo sognavamo, le tessere del” domino” sono cadute in direzione contraria a quella che immaginava la paranoia imperialista; ma il nome di Giap è indissolubilmente legato non solo a quel sogno ma soprattutto alla memoria di una volta almeno che “i nostri” hanno vinto. “Vietnam vince perché spara”, abbiamo gridato. Giap era un militare, aveva combattuto e vinto contro i francesi, i giapponesi e adesso gli americani. Di quella rivoluzione, Ho Chi Minh era la saggezza e Giap era la forza. La sua morte lo riconduce dal mito alla storia, gli restituisce per intero il suo nome. La lunga vita di Võ Nguyên Giáp ha attraversato tutto il secolo breve e gli ha dato forma. E’ stato un secolo in cui spesso i deboli hanno osato sfidare ai potenti e qualche volta hanno vinto. Per questo i vincitori di oggi vogliono ossessivamente esorcizzare il ‘900. Ricordare Giap, sapere che è esistito, magari anche rivedere (modificare, ma tornare a vedere) certe nostre immagini di allora, ci aiuta a non pentirci e ad essere orgogliosi del nostro tempo. A proposito: dal 1993, Võ Nguyên Giáp era cittadino onorario di Genzano, già roccaforte rossa dei Castelli Romani.

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